Sunday, January 13, 2008

Il coperchio del mare


di Banana Yoshimoto

"Mari torna al suo paesino di mare dopo essersi laureata in un'università di Tokyo. Decide quindi di aprire un semplice chiosco di granite, motivo: le piacciono tantissimo le granite e le mangia volentieri più volte al giorno. La sua vita tranquilla viene in parte scossa dall'arrivo di Hajime, figlia di un'amica della madre di Mari, invitata a trascorrere l'estate al mare per sfuggire al periodo difficile che sta attraversando la ragazza in città a causa della morte della nonna e del conseguente contendersi l'eredità da parte di insensibili parenti."

IMHO:
Il continuo tentativo di enfatizzare la bellezza delle cose semplici della vita non è riuscito, finisce anzi per cadere in un insieme di banalità, accompagnato dalla ripetitività con la quale si cerca di sottolineare la decadenza del paesino di mare ricordandone le passate glorie, se si possono considerare "glorie" orde di turisti di passaggio (chissà cosa ne pensano i veneziani! XD)
Anche la profonda amicizia che nasce tra le due protagoniste sembra forzata, artificialmente costruita e non riesce a trasportare.
Anche questa un banalità, ma mi si deve spiegare come possono dei bambini, dopo un'intera giornata di pioggia, sollevare la polvere con i loro piccoli passettini.
Inoltre proprio non condivido la teoria per cui l'uomo "si addentra in mondi bui e tristi", è attratto dalle esplorazioni del mondo, mentre la donna si accontenta di mangiare qualcosa di buono e di farsi una bella dormita, rimanendo semplicemente per l'uomo un punto fisso a cui poter tornare. (??????????????????????)
Insomma, tracciate le linee generali della storia, è come se l'autrice ci abbia letteralmente buttato dentro ciò che le passava per la mente sul momento. Un vero peccato, perchè come sfondo e concetti se ne poteva ricavare un ottimo romanzo.... causa forse la fretta degli autori di best sellers di stare entro i termini del contratto a tutti i costi?

E' da dire che questo testo non ha goduto della traduzione di Giorgio Amitrano, che fece un lavoro spendido con "Kitchen", libro consigliatissimo!
Tradurre dal giapponese non è facile, quando una traduzione è buona, che si tratti di un libro,
di un manga, di una poesia, riesco ad assaporare, quasi a sentire, a ritradurre nella mia testa il testo originale. Questo testo mi è sembrato proprio piatto.

uH! Dimenticavo! Per ovvie ragioni ho trovato bella la parte in cui Hajime decide di realizzare pupazzi ispirati agli scarabocchi di Mari, cerca di dargli un'anima, delle ossa fatte di coralli e conchiglie raccolti sulla spiaggia, uno scopo...

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